Il numero di ottobre della rivista “Bellunesi nel mondo” si apre con un’analisi approfondita delle dinamiche che continuano a caratterizzare il fenomeno migratorio, evidenziando come l’emigrazione bellunese sia evoluta nel tempo e affrontando le nuove sfide delle comunità all’estero. Il tema centrale è il cambiamento della figura dell’emigrante: da coloro che partivano con la classica “valigia di cartone” a fine Ottocento a una nuova generazione di giovani professionisti e imprenditori globali, gli expats di oggi.
La rivista dedica ampio spazio a un tema di stringente attualità: il dibattito sul riconoscimento della cittadinanza italiana. L’approfondimento esplora il contesto normativo attuale, basato sulla legge n. 91 del 1992, che applica lo ius sanguinis, cioè il diritto di cittadinanza per discendenza. Si evidenziano le difficoltà incontrate da coloro che, pur essendo nati o cresciuti in Italia, non riescono a ottenere la cittadinanza fino al compimento del diciottesimo anno, dopo aver dimostrato di aver risieduto continuativamente nel Paese.
A confronto con l’Italia, il numero offre una panoramica delle normative di altri Paesi europei ed extraeuropei, mettendo in risalto le disparità. In Portogallo, la cittadinanza può essere ottenuta dopo solo due anni di residenza per i figli di genitori stranieri nati nel Paese, mentre in Francia vige il doppio ius soli, che consente di ottenere la cittadinanza se almeno uno dei genitori è nato sul territorio francese. In Germania, con la recente riforma del 2023, il requisito di residenza è stato ridotto a cinque anni, un periodo simile a quello previsto da Paesi come la Svezia e i Paesi Bassi.
La situazione diventa ancora più evidente quando si guarda al di fuori dell’Europa. Negli Stati Uniti e in Brasile, vige il principio dello ius soli puro, che concede la cittadinanza automatica a chiunque nasca sul territorio nazionale. Anche in Canada e in Australia il sistema è più flessibile rispetto a quello italiano: bastano tre anni di residenza continuativa per ottenere la cittadinanza, considerata non come una concessione ma come un diritto acquisito.
Questo confronto mette in luce quanto la normativa italiana appaia rigida e lontana dalle esigenze di una popolazione giovanile che si sente già italiana, ma che non è riconosciuta come tale. Il dibattito politico rimane acceso, con posizioni divergenti tra chi ritiene che la cittadinanza debba essere un riconoscimento del percorso di integrazione e chi, invece, auspica un cambiamento che riconosca i diritti fondamentali a chi vive e contribuisce attivamente alla comunità.
La rivista si concentra poi sulle problematiche attuali della comunità veneta emigrata, come la riduzione del sostegno regionale alle associazioni di veneti nel mondo e le conseguenze sulle attività di promozione culturale. A tal proposito il presidente dell’Associazione Bellunesi nel Mondo, Oscar De Bona, approfondisce le preoccupazioni legate alla scarsità di fondi per il MiM Belluno – Museo interattivo delle Migraazioni e per le iniziative rivolte ai giovani e ai discendenti veneti, vere potenzialità anche per lo sviluppo del “Sistema Italia”.
Ampio spazio viene riservato alla riflessione sulla condizione delle pensioni dei bellunesi, con un focus sulle disparità di genere. Le pensioni delle donne, soprattutto nelle aree rurali, risultano spesso ben al di sotto della soglia dei 1.000 euro mensili, creando situazioni di forte difficoltà per molte anziane. Il numero offre dati aggiornati e testimonianze di chi si trova a dover affrontare la vita con pensioni minime.
Non mancano poi articoli culturali, come quello sugli alberi monumentali della provincia di Belluno, definiti “testimoni silenziosi” di una storia naturale e umana che si intreccia con quella delle Dolomiti. Il servizio presenta alcuni degli alberi più antichi e maestosi del territorio, raccontandone le vicende e il loro ruolo nella cultura locale.
Infine, la rivista presenta la rubrica dedicata ai “Bellunesi di cui si parla”, con storie di successo di emigrati e dei loro discendenti che hanno raggiunto traguardi importanti in vari settori, mantenendo sempre un forte legame con le proprie radici bellunesi. Un esempio è quello di Arthur Gasparetto de Oliveira, giovane talento cresciuto tra Italia e Danimarca, che ha saputo combinare passione per le lingue e ambizioni nel campo medico, dimostrando come le nuove generazioni di bellunesi all’estero siano pronte a scrivere nuove pagine della storia migratoria.
Questo numero di “Bellunesi nel mondo” si propone come un vero e proprio viaggio nella memoria e nel presente, offrendo ai lettori una panoramica completa delle vicende e delle aspirazioni di chi ha lasciato la terra natale, senza mai dimenticarla.