È Paolo Banfi il vincitore del secondo concorso letterario “Raccontare l’emigrazione veneta”. Il suo “La tata” è il racconto che più ha convinto la giuria del premio organizzato dall’Associazione Bellunesi nel Mondo.
Una storia di migrazione interna, dalla provincia di Belluno a Milano, la grande città, in un percorso che dal secondo dopoguerra arriva fino ai giorni nostri, narrando – tra ricordi del passato, lo scorrere del presente e progetti per il futuro – diverse generazioni. Al centro una “tata”, partita giovane, con la sua traiettoria di vita, fino alla vecchiaia.
Al secondo posto Loreta Chenetti, che con “Ecco perché io. Ecco perché ora” descrive in una lunga lettera di un figlio alla madre lontana le difficili condizioni della miniera, il dovere della partenza, la nostalgia di casa.
Terza Norma Follina con “E dopo”: un ritratto dell’emigrazione transoceanica e degli imprevisti – talvolta tragici – di un’epoca in cui le difficoltà di comunicazione amplificavano le distanze.
Ai primi tre classificati un premio in denaro di cinquecento (primo), trecento (secondo) e duecento euro (terzo). A tutti i finalisti – quarta Gabriella Sperotto con “Ricami”, quinto Gaspare Benenati con “Le linee del mondo”, sesto Lorenzo Pertoldi con “Il sasso sul cuore”, settima Micaela Bordignon con “Oltre l’Atlantico”, ottava Antonella Schena con “Fiori nel vento”, nonna Susy Favarato con “Mi alzo”, e decima Irene Pavan con “Oro bianco” – due copie del libro, edito da Bellunesi nel mondo edizioni, che raccoglie le dieci opere più votate.
Pubblicazione impreziosita dalla prefazione dello scrittore Paolo Malaguti, testimonial del concorso, e dall’introduzione di Raffaele De Rosa, linguista e presidente della giuria.
Il primo con un videomessaggio e il secondo collegato dalla Svizzera (dove vive e lavora), entrambi sono intervenuti alla cerimonia di premiazione svoltasi sabato 16 dicembre a Belluno, nella sede dell’Abm. Ed entrambi hanno sottolineato l’importanza – proprio in un territorio come quello bellunese, fortemente segnato nei secoli scorsi dalle partenze – di iniziative in grado di conservare la memoria di un’epopea che grazie agli sforzi di migliaia di connazionali in giro per il mondo ha garantito sviluppo e benessere a chi è venuto dopo di loro.
Malaguti ha voluto in particolare mettere in luce il valore della parola scritta e dell’azione di raccontare, come “medicina” grazie alla quale curare fratture e dolori provocati dall’emigrazione. Uno strumento con cui riempire un vuoto ed evitare l’oblio.
De Rosa ha invece evidenziato come – attraverso i racconti – sia possibile viaggiare tra epoche, continenti e Paesi senza muoversi da casa. Un privilegio per il quale ha ringraziato tutti gli autori: i dieci finalisti, e gli altri trentasette partecipanti.
A conclusione dell’evento, dopo la lettura di alcuni estratti dal racconto vincitore, a cura di Manuela Gaio, Patrizia Burigo, vicepresidente dell’Abm, ha lanciato l’appuntamento alla terza edizione del concorso, in programma per il 2024.